È un disco speciale questo A Mournful Kingdom of Sand, ma in fondo unici i misteriosi Ak’chamel (semplificazione del nome completo Ak’chamel, The Divinatory Monkey and the Sovereign Plumed Serpent) lo sono dagli esordi in cassetta e poi con Fucking with Spirits e The Totemist, anche quando si presentano con i loro vestiti grotteschi, mascherati da maestri di cerimonie e agghindati con sgargianti costumi fatti in casa.
L’atmosfera che si respira nei sette brani di A Mournful Kingdom of Sand è magica e ancestrale. Gli Ak’chamel arrivano dal Texas (almeno così dicono), ma sono ispirati da suoni, suggestioni e tradizioni che vanno senza colpo ferire dalle grotte di Lascaux all’India, passando per l’Africa e la Turchia della città più antica al mondo: Çatalhöyük. La loro musica è un incrocio fantasmagorico di psichedelia neolitica, folk spirituale, ipnotici riff raga-rock e primitivi umori etno, qualcosa che parte dai Popol Vuh e arriva ai Master Musicians of Bukkake.
Potrebbe apparire come una baracconata, ma A Mournful Kingdom of Sand è pure un lavoro elegante nella confezione, nella cura dei suoni e nel dosaggio delle porzioni. Tuttavia, l’aspetto più intrigante resta la spregiudicatezza con la quale il “duo cabalistico” statunitense (le identità dei due musicisti rimangono nell’ombra) maneggia i cliché (spesso abusati) del rock psichedelico, facendoli precipitare come per miracolo in una fantastica terra di confine tra la mistica e l’esoterismo, la ricerca etnografica e la critica sociale.
Messo da parte il sound ossessivamente lo-fi degli esordi, gli Ak’chamel dimostrano una maestosità negli arrangiamenti che emerge prepotente in composizioni come Ossuary from the Sixth Extinction e la lunghissima, travolgente Sheltering Inside a Camel. Non mancano cupe sovraincisioni e angoscianti field recordings, ma è la massa sonora, pur scarna ed essenziale, ad avere un impatto fuori dal comune.
E poi c’è l’ingrediente ironico, esplicitato nei titoli paradossali di brani come The Great Saharan-Chihuahuan Assimilation (l’intero disco è un concept sulla desertificazione del nostro povero mondo dominato dalle false divinità del neoliberismo) e Amazonian Tribes Mimicking the Sound of Chainsaws with Their Mouths, ovvero Tribù amazzoniche che imitano con la bocca il suono delle motoseghe. Insomma, “fuck your pan-drum new age music”, come amano ripetere i due.
A Mournful Kingdom of Sand è disponibile in digitale e in vinile colorato edizione limitata a 500 copie, edito dall’etichetta francese Akuphone di Cheb Gero. La copertina è del pittore e illustratore Matt Sidney. Un ascolto suggestivo, affascinante e inquietante al tempo stesso, che apre il 2023 del sottogenere freak & acid nel migliore dei modi.
Alessandro Zoppo