Per chi ancora non lo sapesse, gli Sleep hanno rappresentato un fenomeno del tutto particolare nel panorama rock degli anni Novanta. Attivi dal finire degli Ottanta col nome Asbestosdeath, hanno debuttato nel 1991 con un disco devastante come Volume One (fu in questa occasione che venne coniato il termine stoner rock, in evidente relazione al loro consumo di sostanze), si sono confermati una inarrestabile macchina da guerra con il titanico Holy Mountain (1993) e hanno concluso la propria carriera con un monolito del calibro di Jerusalem, uscito solo nel 1999 su Rise Above dopo svariati anni d’attesa.
Oggi la newyorkese Tee Pee Records riporta alla luce la versione originale del capolavoro dei tre stoned freaks di San Francisco: Dopesmoker. Il disco arriva in una confezione deluxe: digipack con splendidi disegni di Arik Moonhawk Roper, registrazione e mixaggio più dinamici e l’aggiunta di una bonus track, Sonic Titan, registrata dal vivo con una band rabbiosa e stonata come al solito.
Ovvio che per descrivere le sensazioni estreme che trasmette un’opera come Dopesmoker ogni parola può risultare fuori luogo: l’ode alla marijuana che gli Sleep hanno creato prende forma in un unico brano di 60 minuti, una colata bollente di acid doom divisa in 6 parti ma da assaporare tutta d’un fiato, in un unico, interminabile flusso. Solo penetrando nel profondo del disco si può capire come la London/Polygram, che originariamente doveva darlo alle stampe, si rifiutò di pubblicarlo.
Matt Pike sottopone la sua chitarra ad un estenuante tour de force, i riff vengono macinati uno ad uno e distillati con una cattiveria ed un estro che ha del maestoso. Al Cisneros scandisce i tempi con il suo cantato ipnotico e le sue ultrasature linee di basso, mentre Chris Hakius è una furia indemoniata dietro le pelli. L’estasi mistica di Dopesmoker è un ascolto per iniziati, le orecchie non abituate ad un certo tipo di sonorità ne stiano alla larga: il pellegrinaggio esoterico della Weedian people verso la riff-filled land è scandito da tempi e cadenze ripetute all’infinito che producono uno stato di catatonia prolungata, scosso soltanto da assoli lancinanti e dilatazioni visionarie sottolineate dalla produzione del guru Billy Anderson.
Un viaggio divinatorio e lisergico: non ci sono altri termini per descrivere Dopesmoker. Il capitolo conclusivo della saga Sleep è una realtà: finalmente è stata resa giustizia ad una band fondamentale per l’evoluzione dello stoner sound, epica, coerente e mai fine a se stessa come poche.
Follow the smoke, Jerusalem…
Alessandro Zoppo