Electric Wizard – Witchcult Today

“L’odierno culto delle streghe”: recita così il titolo del ritorno degli Electric Wizard, un titolo che sintetizza come meglio non si poteva i contenuti dell’album. Un disco, “Witchcult Today”, che suona immediatamente come l’album più nero ed esoterico mai partorito da Justin Oborn e soci, un lavoro che appare come un pozzo nero senza fondo.

Anni fa Justin dichiarò testualmente: “Odio il concetto di psichedelia abbinato ai fiori e cazzate simili, per me psichedelia vuol dire terrorizzare l’ascoltatore con tremendi ed oscuri riff”. Oggi con questo disco gli Electric Wizard rappresentano pienamente quanto espresso e desiderato dal nostro anni fa. In questo senso, “Witchcult Today” appare come la perfezione raggiunta dai nostri, in quanto mai come in questo disco la psichedelia è usata per impaurire, disturbare l’ascoltatore e non per rilassarlo e rincuorarlo.

La produzione e registrazione dei suoni sembrano (volutamente) provenire da un polveroso disco della scena Sixties e Seventies ed anche il libretto interno corredato da tetre immagini di sinistri rituali porta alla mente un disco di culto come “Witchcraft” degli americani Coven. “Witchcult Today” rappresenta il limite raggiunto dal gruppo quanto ad intensità ed inventiva sonora; nessuno fino a poco tempo fa si sarebbe mai aspettato di ascoltare un sitar in un disco degli Electric Wizard. Un sitar, attenzione, che viene comunque ‘snaturalizzato’, nel senso che il suo non è un suono tipicamente caldo e pacifico, al contrario serve a rendere “Raptus” un’oscura litania che potrebbe generare incubi se ascoltata in certe situazioni.

L’iniziale title track e “The Chosen Few” confermano il quartetto come inarrivabile maestro nel comporre pesantissime litanie che segnano l’incrocio perfetto fra l’ossessività del doom metal e la vena lisergica della psichedelia più acida. “Dunwich” (ennesimo tributo di Justin al maestro letterario H.P.Lovecraft) e “Torquemada ‘71” hanno al loro interno alcune finestre che lasciano entrare un debole filo da luce, subito coperto dalle tenebre che avvolgono la mefitica “Satanic Rites of Dracula” e la pazzesca suite “Black Magic Rituals & Perversions”.

Un album indicato a chiunque voglia intraprendere un viaggio all’interno di sé stesso, accompagnato da una colonna sonora che non rincuora, ma al contrario terrorizza; riuscirete a resistere al suo sinistro fascino?

Marco Cavallini