Sono stati tirati su a pane, Creedence Clearwater Revival e Neil Young i The Spyrals, agguerrito trio californiano che ha esordito nel 2009 con un EP omonimo di quattro pezzi.
Dopo il debut album del 2012 e i successivi Out of Sight e The Curse, sempre a base di garage rock dalle tinte acide, li ritroviamo accasati presso Fuzz Club Records con questo Same Old Line.
La band, passata da San Francisco a Los Angeles, ha tirato fuori un disco che più classico non si può sin dal primo singolo There’s a Feeling, custode di un suono tra lo Young periodo Crazy Horse e la cavernosità di 13th Floor Elevators e The Stooges.
Le otto tracce di Same Old Line sono cavalcate elettriche ricamate su chitarre distorte, ritmiche quadrate, vocalizzi dolci e al tempo stesso ruvidi e slabbrati, atmosfere pacatamente lisergiche che si alternano a quelle country e western più spiccate.
The Spyrals si erano ripromessi di registrare “qualcosa di nuovo con un’anima vecchia”. La missione è riuscita, come dimostrano l’antica novità della title track o l’armonica a bocca che sferza Goodbye.
Jeff Lewis, armato di chitarre riverberate e fuzz, comanda le danze con la rinnovata formazione, completata dal bassista Michael McDougal e dal batterista Dash Barinstein.
Lewis e soci hanno registrato questo lavoro in un paio di giorni nel garage di Dash con un Tascam che restituisce quella dimensione meravigliosamente sgraziata e imprecisa.
L’ossessione di Jeff è stata quella di assemblare la visione West Coast dei “vecchi” Spyrals al sound di Nashville e del Delta del Mississippi.
Il canone blues elettrico e la radice Americana sono preponderanti e la presenza sbuffante del vecchio Neil è evidente. D’altronde Lewis l’ha ammesso senza problemi: ha ascoltato e riascoltato la discografia di Young durante il trasloco verso L.A. e con la band è persino andato ad un concerto dei Crazy Horse a Bakersfield (uno degli ultimi pre-pandemia) durante i giorni delle registrazioni.
Non è un caso se le uniche aperture alla tenerezza assoluta le concedono In Your Room e Sympathy, due carezze semi-acustiche dall’universo neilyounghiano che stappano il cuore.
Quando si arriva alla fine con Bleed, ci si trova davanti una canzone seducente che si impone quasi per inerzia, sintesi estrema di questo percorso mesmerico, suadente e melanconico.
Questo strano e dannato 2020 ci restituisce The Spyrals con due anime: quella elettrica e pastorale, da folk blues del bayou, e quella acustica e intima, da terrigni loners.
L’equilibrio tra sporcizia rassicurante e lirismo tumultuoso è raggiunto in pieno.
Alessandro Zoppo