Saccades – Flowing Fades

“Music for escapism”: così Nicholas Wood definisce Flowing Fades, la sua seconda uscita da solista a nome Saccades. Dopo l’esordio omonimo del 2017, il musicista di Manchester – che con la moglie Kat Day ha dato vita ai The KVB, il duo post-punk coldwave lanciato dalla Invada Records di Geoff Barrow dei Portishead – torna con un lavoro “da ascoltare all’alba o al tramonto”, registrato al chiuso del suo appartamento nel corso dell’estate del 2020.

Nicholas Wood cita come fonti d’ispirazione J.G. Ballard e Serge Gainsbourg, il dream pop degli anni ’80 e lo yacht rock, quel sound dolce ed orecchiabile elaborato da cantautori come Boz Scaggs, Rupert Holmes, Kenny Loggins e gli Steely Dan di Donald Fagen e Walter Becker.

Flowing Fades è in effetti un album “rilassante e immersivo” come l’ha voluto Saccades, in bilico tra synth pop, shoegaze e psichedelia gentile. Durante l’ascolto languide melodie si alternano a beat ballabili e chitarre sfavillanti. Sebbene su tutto prevalga un forte senso di malinconia.

Non poteva essere diversamente visto che il disco riflette lo stato d’animo del musicista davanti alle politiche di chiusura di questo assurdo periodo storico. Nelle nostre orecchie risuona ancora il concerto dei KVB al Fuzz Club Eindhoven 2019. È così che la lisergica Islands Past diventa un brano sui modi in cui la memoria plasma le nostre vite, Heat una canzone ai limiti della house music sui bei tempi quando c’era ancora la musica dal vivo, Like Everyday il singolo perfetto per cantare la paranoia e la morte dei sogni, l’assurdità e il senso di profonda insicurezza indotti dai lockdown.

Tutto ciò avviene senza urlare o fare troppo rumore, in modi gentili e a tratti inaspettati. Lo dimostra proprio un brano come Like Everyday: ritornello che si stampa in mente al primo ascolto dietro un testo non esattamente tranquillo. “L’idea – racconta Wood – è quella di qualcuno che vive la sua vita guardando la facciata lussuosa di un’altra persona”.

Wood ha lavorato a Flowing Fades ascoltando le storie private dei suoi inquilini e dipingendo così la colonna sonora synth pop, solare e distesa, di un mondo ballardiano di ossessione e isolamento. Le 12 tracce sono piene di turbolenze romantiche e piccole ballate dalla musicalità di altissimo livello. Una delle prime canzoni composte per il disco, All Divided Selves, prende il titolo dall’omonimo documentario di Luke Fowler dedicato allo psichiatra scozzese R. D. Laing e rispecchia questa frattura: una dose abbondante di malinconia e solitudine sotto forma di delizioso e saporito lounge pop.

Il “lato oscuro” di Flowing Fades arriva solo nel finale con Lady Blue: la storia di un tale che va a dormire sapendo che l’apocalisse si avvicina. Pura psichedelia in omaggio a Serge Gainsbourg e Jane Birkin e agli arrangiamenti della loro Histoire de Melody Nelson. Un miraggio da acciuffare per non mollare i propri sogni e continuare ad andare avanti.

Alessandro Zoppo