Yawning Man – Live at Giant Rock

È qualcosa di profondamente diverso da un qualsiasi live album questo nuovo disco degli Yawning Man, intitolato Live at Giant Rock. Non perché non sia stato suonato dal vivo, tutt’altro.

Perché la sensibilità di Gary Arce e Mario Lalli, con tutto il rispetto di questo mondo, non è stata mai come quella dei loro colleghi, anche i più illustri. Ne sono una prova le loro rispettive band e tutti i progetti paralleli in cui hanno messo lo zampino.

Non un live album si diceva, perché, in primis, i pezzi sono tutti originali, cosa che fa diventare questo lavoro qualcosa di sostanzialmente diverso dal Live at Maximum Fest, edito qualche tempo fa dalla Go Down Records. Inoltre, a corredo della traccia vinilica è stato pubblicato un documentario sull’evento diretto da Sam Grant, ma, ancora una volta, il film non presenta fan scapoccianti sotto e sopra al palco, bensì i nostri tre sperduti nel bel mezzo del deserto del Mojave, in totale solitudine.

Luogo caro ai nativi americani, il deserto californiano si presenta come un ambiente spirituale adatto a raccogliere la delicatezza delle composizioni degli Yawning Man, alla stessa maniera di Pompei con i Pink Floyd. Un luogo dell’anima, dunque.

Così Mario, Gary e il batterista Bill Stinson si lasciano accarezzare da questa esperienza tirando fuori un sound più rilassato e diluito. Non c’è nessuna fretta nel cuore dei nostri, solo un lasciarsi cullare nel flusso sonoro e farsi trasportare nella quarta dimensione. Il minutaggio tende ad allungarsi e nel caso dell’iniziale Tumbleweeds in the Snow arriva a sfiorare i quindici minuti.

Protagonista, giustamente, la chitarra di Arce, qui più malinconica e rarefatta. Non è stato mai un riffmaker alla Angus Young, certo. Ma in questa occasione tende quasi ad eclissare la sua persona, con tutti gli automatismi e le caratteristiche, per far uscire il corpus vero e proprio dello strumento. Anche di più: della musica. Tutta, in generale. Esperienza impossibile, direte voi. Ma se prestate attenzione a quello che suona e, soprattutto, a quello che non suona, mi darete ragione.

Le composizioni degli Yawning Man davvero non sai mai da dove vengono, dove vanno e cosa porteranno con loro. È un’esperienza fuori dalla logica. È un’esperienza escapistica.

Unico rimpianto, quello di non essere stati con loro in questa meraviglia. Fortuna che abbiamo il DVD, almeno a darci una sparuta idea di quello che è stato.

Eugenio Di Giacomantonio